Intervista biografica
Ciao Luigi, quando e com’è nata la tua passione per per la fotografia?
Sono stato da sempre appassionato di fotografia, grazie anche all’ambiente familiare: mio padre e mio fratello dipingevano e suonavano, mia madre era sarta e creava modelli. Ho scattato le prime fotografie con la Voigtländer a soffietto di mio padre, poi con una Yashica a telemetro. Finito il liceo ho comprato la prima reflex (la famosa Zenit E) e ho imparato a sviluppare negativi e a stampare nella camera oscura di mio fratello. Seguendo l’amore per la Natura mi sono avvicinato alla macrofotografia senza perdere mai l’attenzione per tutto ciò che colpiva il mio sguardo e mi emozionava.
Con il crescere della passione ho esplorato anche il mondo professionale, sia come fotografo in ambito scientifico e tecnico per ricerche mediche, editoriali e per studi legali, sia come fotografo di cerimonie.
Col tempo gli studi, il lavoro e la famiglia mi hanno allontanato dalla foto professionale, ma ho sempre continuato a coltivare la passione nei momenti liberi e nei viaggi. Con l’avvento del digitale ho sperimentato nuovi ambiti della fotografia, allontanandomi sempre più dalla semplice rappresentazione della realtà e intervenendo in modo creativo nello scatto e nella post produzione, fino ad arrivare alla fotografia astratta e surreale.
Cosa ti ha spinto, a 70 anni, ad esporre per la prima volta le tue fotografie?
La decisione di allestire la prima mostra di fotografia a 70 anni è motivata innanzitutto da un aspetto pratico: solo adesso, in pensione, posso dedicare il tempo necessario alla passione della fotografia. Inoltre ho avuto modo anche di approfondire la conoscenza di altri fotografi e, soprattutto, ho potuto riordinare ed esaminare il mio archivio fotografico.
Mi sono reso conto che l’esperienza di vita mi ha portato a “vedere” le foto scattate nel tempo con nuovi occhi, capaci, ora, di cogliere aspetti e significati che al tempo erano celati nell’intuizione e nell’emozione.
In ultimo penso che, indipendentemente dalla motivazione specifica, il fatto di decidere di intraprendere una nuova attività artistica in età avanzata può ispirare altri e rappresentare una testimonianza del fatto che la creatività e l’esplorazione personale possono continuare per tutta la vita.
Cosa ami fotografare?
Fin da giovanissimo, seguendo la mia passione, i miei studi e il mio lavoro (sono naturalista e sono stato direttore di diversi Parchi Naturali) fotografo la natura: paesaggi, fauna, flora e insetti. Sono convinto che per rispettare la natura bisogna imparare a conoscerla e una fotografia può valere molto di più di tante parole.
Che significa per te una buona fotografia?
Dipende dal contesto a cui ci stiamo riferendo. Se parliamo di foto commerciali (mi riferisco al lavoro professionale di fotografi che scattano per un incarico definito), una fotografia è buona se i parametri di esposizione, definizione dell’immagine e composizione sono corretti e, soprattutto, se roltre a soddisfare il fotografo, risponde alle aspettative del cliente ,
Diversamente, se parliamo di foto creativa o artistica il fotografo esprime nell’immagine che realizza un suo stato d’animo e/o ciò che “vede” la sua mente.
Non esiste una separazione netta tra questi due ambiti. Il fotografo professionista nei suoi scatti inevitabilmente mette la sua personale visione del soggetto. La differenza maggiore consiste nell’avere o meno dei parametri e aspettative esterne a cui rispondere.
Resta l’obiettivo comune a tutti i fotografi di trasmettere emozioni a chi osserva una fotografia.
Hai qualche attrezzatura fotografica e fotocamera favorita?
Con il tempo e l’esperienza, si impara. Oggi per me sono importanti soltanto la grandezza del sensore e la qualità degli obiettivi.
Resta, per un non professionista, il problema dei costi; evitando di comprare macchine e obiettivi di ultima generazione riesco a trovare soluzioni accettabili. Da quando esiste la fotografia digitale ho usato Nikon, Canon, Sony, Fuji, sempre seguendo il miglior compromesso tra costi e benefici. Ora uso con molta soddisfazione una Canon 5D mark II, soprattutto con uno zoom 24-105 (ovviamente comprati usati).
Ritocchi mai le tue foto?
La cosiddetta post-produzione è una fase imprescindibile del processo che porta alla pubblicazione di una fotografia.
Anche in questo caso, però, occorre fare una distinzione.
Si usa il termine fotografia per indicare la creazione di un’immagine che ha come strumento di base una macchina fotografica. Non è detto però che l’immagine risultante dal processo fotografico riproduca fedelmente ciò che è stato inquadrato inizialmente nel mirino.
In altre parole, esistono diverse tipologie di fotografia: si va dalla foto documentaristica (che inevitabilmente tende a riprodurre fedelmente la realtà) alla foto astratta e surreale, che vede la fotocamera usata per “disegnare con la luce”, rispondendo strettamente al significato etimologico della parola fotografia.
È chiaro che spostandoci dalla foto documentaristica a quella astratta si riscontrano interventi in post-produzione sempre maggiori.
Questa lunga premessa per dire che intervengo sulle foto che scatto in maniera diversa se sono foto paesaggistiche, macro o foto astratte.
Nel mondo della fotografia passato e presente, c’è un fotografo noto al quale ti ispiri?
Tanti! Per ogni fotografo è fondamentale osservare i lavori dei fotografi famosi e di quelli contemporanei.
La fotografia può considerarsi Arte?
Nei dizionari si legge alla parola arte: “attività umana volta a creare opere a cui si riconosce un valore estetico, per mezzo di forme, colori, parole o suoni”. Penso che la fotografia in quanto realizzazione dell’ingegno umano capace di trasmettere messaggi e/o generare emozioni è senz’altro da considerarsi arte.
Il fotografo in quanto artista deve avere basi professionali o meramente amatoriali?
Come un pittore può dipingere con tantissimi strumenti o, addirittura, senza, così un fotografo può usare correttamente o meno (dal punto di vista tecnico) una fotocamera per produrre un’immagine che ritiene capace di esprimere ciò che egli coglie della realtà che lo circonda. Come per le altre arti, anche la fotografia è sempre una ricerca finalizzata a migliorare la capacità espressiva e comunicativa dell’artista. Per fare ciò una strada è sicuramente quella di migliorare l’uso e la conoscenza degli strumenti utilizzati.
Quindi la fotografia è anche ricerca. Ma cosa si intende per ricerca in fotografia?
La ricerca in fotografia è un processo che può variare notevolmente in base agli obiettivi dell’artista e alla direzione che desidera prendere nella propria pratica fotografica. La curiosità, l’apertura alla sperimentazione e la costante voglia di apprendere sono elementi chiave nel fare ricerca in questo campo.
Si esploreranno nuove tecniche fotografiche, stili o approcci artistici. Questo potrà coinvolgere l’uso di diverse attrezzature, l’applicazione di effetti speciali o la manipolazione digitale delle immagini.
In generale, la ricerca in fotografia è un processo continuo di scoperta, apprendimento e sviluppo personale.
Fotografare, come si è detto, è anche comunicare. Ma quale il riscontro da parte dell’osservatore?
Ritengo importantissimo conoscere ciò che l’osservatore “vede”. Dal confronto che ne nasce il fotografo ha modo di “conoscere” meglio il proprio lavoro. In pratica il fotografo potrà vedere con occhi nuovi le proprie opere, accrescendo sempre più la propria consapevolezza. D’altronde a questo serve la critica.
Secondo te la tradizionale macchina fotografica è stata in qualche modo superata dai cellulari?
Sono due ambiti molto diversi. Anche lo scalpellino può modellare un blocco di marmo, ma difficilmente sarà capace di realizzare un’opera artistica. Allo stesso modo nella fotografia ciò che è importante per ottenere una foto capace di tramettere emozioni sono la testa e l’occhio che stanno dietro la fotocamera!
Sicuramente i cellulari stimolano a fare belle foto e favoriscono la crescita del senso artistico portando sempre più persone ad avvicinarsi alla fotografia artistica.
“SCATTI DI VIAGGIO – dal reale all’astratto e ritorno”. Un titolo intricante, puoi parlarcene senza però toglierci l’emozione della scoperta?
Certo. Il “viaggio” che provo a raccontare attraverso le fotografie è quello che ho vissuto. Un viaggio esperienziale che, come in un labirinto, mi ha riportato al punto di partenza, ma con un bagaglio più ricco e soprattutto con una nuova capacità di lettura delle mie fotografie.
Cosa ti aspetti da questa mostra?
Come dicevo, lo scopo è di confrontarsi con il pubblico, con l’obiettivo di migliorare grazie ai riscontri che verranno dal pubblico. In realtà, una mostra rappresenta una sfida con se stessi più che con gli altri.
Per info e contatti
COMPILARE IL FORM
INDIRIZZO
Vico del Gargano (FG)
TELEFONO
+39 3345481328
russolgu@gmail.com